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lunedì 15 aprile 2019

la città ideale

La città ideale.


La volontà
di teorizzare una città ideale (dunque perfetta)
nasce pertanto dall’amore per la città reale
che, proprio a causa delle sue inadeguatezze,
stimola i principali artisti rinascimentali a una
progettualità nuova e fantasiosa.

Quello della città ideale è un tema che percorre il Rinascimento nell’intero arco del suo sviluppo. Una cultura che, come quella rinascimentale, pone al centro dei suoi interessi l’uomo e il suo agire razionale, del resto, non poteva tralasciare di confrontarsi anche con il concetto di città. Questa, che nel corso del Medioevo abbiamo sempre visto essere considerata come luogo della vita e delle attività umane, assume ora un valore simbolico più ampio e complesso. La città ideale del Rinascimento, infatti, deve rispecchiare registro inferiore da semicolonne (e tanto simile nell’aspetto al Battistero di Firenze), essa è inserita, quasi fosse una perla tra le valve di una conchiglia, fra due quinte di palazzi rinascimentali fra i quali spiccano quelli organizzati secondo il sistema della sovrapposizione degli ordini. Alla perfetta prospettiva geometrica, con linee di costruzione meticolosamente incise sul supporto ligneo, si aggiunge anche un’altrettanto raffinata scelta dei colori, con edifici
grigio-azzurri che ne fronteggiano altri di tinta aranciata, in un’armonia serena di puri volumi. Il tenue azzurro del cielo e l’assenza assoluta di qualsiasi figura umana accrescono ulteriormente la nitidezza cristallina della scena, governata dalle leggi assolute ed eterne .della geometria e della proporzione. Quest’ultima, secondo quanto scrive Giovanni nel libro dell’Apocalisse (21, 1-27), deve essere di oro puro e le sue mura di durissimo diaspro «poggiano su dodici basamenti, sopra
i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello» (21, 14). La stessa splendente sacralità si ritrova nel concetto di città ideale del Rinascimento, che è un vero e proprio inno all’uomo e alla centralità del suo intelletto, così come la Gerusalemme celeste lo era rispetto a Dio e alla sua gloria, che la illumina senza «bisogno della luce del sole, né della luce della luna.



A tal proposito fai una ricerca di fonti utili e informative sulla condizione delle città o della tua città in particolare,  ed evidenzia con  commenti  e proposte adeguate come dovrebbe essere una città ideale.

3 commenti:

  1. Per secoli nei dipinti si è cercato di rappresentare al meglio la cosiddetta "citta ideale" cercando di capire quali siano le sue caratteristiche, quali siano i suoi colori. Ognuno di noi ha una citta ideale, un luogo utopico dove poter vivere serenamente. A parer mio la città ideale è rappresentata dalla citta celeste:il paradiso. Già Dante ha cercato di descriverla nella Divina Commedia ma come si può descrivere un posto tanto perfetto?

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  2. Secondo me la città ideale deve di certo essere organizzata in tutti i suoi servizi in modo da consentire a tutti i cittadini di vivere serenamente senza disuguaglianze, ma al di là delle caratteristiche fisiche che una città deve possedere l’elemento più importante sono i cittadini. Per quanto utopico e infattibile una città perfetta dovrebbe essere abitata da cittadini perfetti, cosa impossibile perché è la diversità e l’imperfezzione stessa a renderci umani. In conclusione una città perfetta è e rimarrà un’utopia tuttavia è possibile avvicinarsi alla perfezione senza raggiungerla ed è questo l’obiettivo che si dovrebbe perseguire nelle città attuali.

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  3. Il concetto di una città ideale, per assetto urbanistico e qualità architettonica degli edifici, ha accompagnato l'umanità durante la storia. Ma fu soprattutto nel Quattrocento e soprattutto in Italia, dove i capoluoghi erano veri centri di potere, che divenne non solo tema di dibattito teorico, ma vera e propria realtà. Successe ad esempio ad Urbino, dove il Duca Federico da Montefeltro (1422-1482) tentò di realizzare la "città palazzo" teorizzata da Baldassarre Castiglione, costruendo Palazzo Ducale su progetto di Luciano Laurana. Mentre l'architetto Biagio Rossetti, su odine del Duca Ercole I d'Este, raddoppiò e razionalizzò la pianta di Ferrara (Addizione Erculea), abbellendola e fortificandola, al fine di creare un'immagine confacente al potere politico e culturale che il centro emiliano aveva assunto in quell'epoca.

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