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giovedì 7 marzo 2019

SULLE TRACCE DI CESARE BECCARIA


                                      https://www.youtube.com/watch?v=A4meweFdZzs

Dai delitti e delle pene di Cesare Beccaria ad Amnesty International ( goo.gl/images/3JSwci ).

Nel  mondo non tutti gli esseri umani hanno gli stessi diritti, ancora oggi in molti paesi del mondo esiste la pratica della tortura e la pena di morte, cosa ne pensate?
E' giusto promuovere la lotta alle diseguaglianze e l'affermazione dei diritti universali?
Intervenite con i vostri commenti.

2 commenti:

  1. La pena di morte è quella forma “legalizzata” di punizione che lo Stato può infliggere al condannato, decidendo di togliergli la vita. Tuttavia spesso vengono puniti anche coloro che hanno commesso reati lievi o avversari politici. Nel peggiore dei casi le vittime di questa pena sono gli “innocenti”, cioè quelle persone che erroneamente vengono condannate per reati che non hanno commesso e quindi uccise ingiustamente. Spesso, infatti, i processi non sono equi e regolari e possono comportare la fine di ogni speranza per l’imputato.
    L’impiccagione e la fucilazione sono i metodi di esecuzioni più comuni al giorno d’oggi, mentre la sedia elettrica, il gas e l’iniezione di veleno vengono applicati solo negli USA. Cinque paesi utilizzano la decapitazione e sette la lapidazione in base alla legge islamica. Queste pene sono crudeli e possono provocare un’enorme sofferenza del condannato nei casi in cui non vengano effettuate correttamente. Infatti vi sono stati casi in cui i condannati non sono morti subito dopo l’esecuzione ,ma dopo qualche minuto. In questo modo oltre la pena hanno dovuto subire sofferenze atroci prima di morire. Gli Stati che eseguono maggiormente esecuzioni sono, nell’ordine, Cina, Iran, Pakistan, Arabia Saudita e Stati Uniti.
    Inoltre viene ancora oggi praticata la tortura che, sia essa di natura fisica o psicologica, non è altro che un arcaico e barbarico meccanismo frutto della scelleratezza umana; un cancro della società che sta lentamente distruggendo tutti i progressi che sono stati fatti, nel corso della storia, in nome della civiltà. Alla base di una società civile vi devono essere il riconoscimento e la tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, fra i quali vi sono il diritto alla vita e all’integrità fisica e psichica dell’individuo; diritti essenziali posti a fondamento della definizione stessa di essere umano, ed in quanto tali, inalienabili.
    «A dicembre, nel corso dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, 121 stati (un numero senza precedenti) hanno votato a favore di una moratoria globale sulla pena di morte, cui si sono opposti solo 35 stati. Dal Burkina Faso agli Usa, vengono fatti passi concreti per abolire la pena di morte. Ora tocca agli altri paesi seguire l’esempio».
    Eppure troppo spesso assistiamo ad una regressione. Una sorta di torpore avvolge le coscienze, determinando il ritorno dell’uomo allo stato di natura, una condizione in 2 cui «homo homini lupus», ovvero «l’uomo è un lupo per l’uomo». Ed è in questo stato che l’essere umano mostra la sua sadica natura, divenendo un carnefice pronto a tutto pur di raggiungere i propri obiettivi. Dunque, la tortura è un capitolo ancora aperto nella storia del genere umano; una profonda ferita, nell’animo dei numerosi sostenitori dei diritti fondamentali dell’uomo, che stenta a rimarginarsi. Nel corso della storia sono stati compiuti innumerevoli progressi nel campo dei diritti umani, ma c’è ancora molto lavoro da fare, specie nel nostro ordinamento giuridico, in cui si evidenzia un’enorme lacuna normativa dovuta all’assenza del reato di tortura.
    È difficile dire se faccia più male la tortura fisica, ma accanto alla tortura prevalentemente fisica, si sta affermando una forma di tortura più sofisticata, che non lascia ferite o segni visibili sul corpo ma che devasta la mente, fino a farla impazzire e a rendere non credibile la vittima della tortura. Perché uno degli obiettivi di fondo del sistema della tortura è di non far raccontare alla vittima ciò che le è accaduto. Ecco alcuni dei numerosi metodi praticati nel centro di detenzione statunitense di Guantánamo Bay: esporre un prigioniero a luci accecanti, a musica assordante o a temperature gelide o torride, tenerlo incappucciato per mesi, isolarlo dal punto di vista acustico, costringerlo a rimanere seduto in posizioni scomode per giorni e giorni, negargli il cibo, non farlo dormire, minacciare di morte i suoi familiari, obbligarlo a rimanere nudo di fronte a estranei.

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  2. Il diritto alla vita è considerato tra i diritti fondamentali dell’uomo. In passato, tuttavia, si applicava abitualmente la pena di morte in casi di tradimento, per omicidio o per altri crimini che potevano essere un pericolo per la società. Utilizzare la pena capitale con chi violava la legge gravemente era infatti considerato uno rimedio per tutelare la collettività che era stata compromessa da un atto delittuoso. Nel 1746, però, Cesare Beccaria scrisse un’opera importantissima su questo argomento, intitolata “Dei delitti e delle pene”, nella quale criticò l’idea di giustizia propria della società del suo tempo, società in cui la pena di morte veniva considerata come la giusta condanna per coloro che avevano commesso dei delitti. Secondo Beccaria, infatti, la pena capitale era inutile anche perché era un’ingiustizia, poichè nessuno può permettersi di uccidere un altro uomo, neanche lo Stato. Analogamente per Beccaria era inutile anche la tortura, che porta a confessare anche gli innocenti. L’esecuzione della pena di morte era allora un fatto pubblico, destinato a mostrare a tutti come lo Stato punisse chi compiva gravi reati, proprio per compiere la sua funzione di deterrente. Sono trascorsi oltre due secoli e ad oggi la pena di morte è scomparsa dalla legislazione di tutti i paesi Europei e nella maggior parte dei paesi democratici. In Giappone e negli Stati Uniti, tuttavia, essa è ancora in vigore, così come in molti paesi non liberi, sotto dittature o governi autoritari, dove purtroppo viene usata anche su minorenni, come in Arabia Saudita,Saudan e Iran. Proprio per eliminare definitivamente questa violazione dei diritti umani, ci sono al mondo attualmente parecchie organizzazioni contro la pena di morte e la tortura. La principale è "Amnesty International" che, fondata nel 1961, ha come obiettivo fondamentale proprio "l’abolizione della pena capitale in tutto il mondo”. Anch'io, come Cesare Beccaria, sostengo che la pena di morte e la tortura siano inutili perché non si può uccidere una persona che ha commesso un errore, poichè questa potrebbe espiare una pena, magari anche grave, e pentirsi diventando una persona migliore e diversa. Inoltre spesso accade che vengano accusate persone innocenti che, con nuove prove, riescono a dimostrare la propria estraneità all'accusa Quando questo succede, come talvolta è accaduto, in uno stato in cui si applica la pena di morte, si toglie ogni possibilità di difesa e ci si macchia di un delitto ingiusto e intollerabile.

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